Sia ben chiaro,la mia ,di pelle,non è di facile conquista.So d’esser difficile al masticar mandibola,non è di tutti nè per tutti mio il pensare e il verbo;esso si mostra poco per chiarezza a volte strano ma di gusto giusto che vuole dimostrare quanto caro sia, giusto un momento meco innamorare.
Cominciare è un rivoluzionare.Cercare il motivo di questa rivoluzione è lecito; volersi è vedersi, pur triste che sia; è necessario analizzare il comportamento di altri,forse, serve a scaricarsi di pene, per quanto nessuno scrupolo si fosse preoccupato della tua difesa, a favore,magari involontariamente di un egoismo per propria difesa a prescindere da qualsiasi affetto.
Comunque,incontreremo figure realmente esistite che devono essere ricordate; periodi storici
Quanto m’è cara
la voce che in me m’eca
dentro l’antro ove
sbatte contratto or espanso
flusso rosso,il cuore.
Quasi un fuggir da stallo
per seguir quella calda palabras
che per primo me intenerisce
per poi scottar tal forte
venir per desio di averti
come ora e ovunque prenderti
dove pur anco con
non più lecite sfacciate pose
per il serio che si cela
causa del tempo antico
già passato.
Or sotto la pioggia sentire
di te sempre tuo corpo
lasso al desio la voglia,
or sotto campana d’una chiesa
or sotto l’onda fredda settembrina
che mar d’agosto scorso lascia
bagnarci ignudi e dati a schiume
lasciate da bocche amanti
qual Proserpini sbandate
d’onde bianche.
Poi continuar d’amache amplessi;
lasciar che la corrente noi
trascini a sito di silenti voci,anco tranquilli
ove v’è amore pronto
e il tutto per ricominciare.
Consunti tizzoni sperano
il ravvivare vampa
avvolti in ceneri e resti
ora forti o deboli
si spezzano
memori del verde linfa avvolti
braccia della grande madre
a sentire i venti e stagioni d’essi
e di natura viva:
trapassati
o a sorreggere quei che stanchi al volo;
ch’ora si danno al canto.
Ingrato è il tempo quando
ripone all’oblio materia e credi
a lasciar che l’altri nuovi
coprano il vecchio legno
a stagionare al secco
all’uopo a servir:
di legno lento a consumar inverni
e culle riscaldar e mani stanche
focolare luce a scoppiettar faville
quando al muro ombre danzanti
vogliono a vista procurar fantàsie
o ancor dei perduti cuor d’amore
ognor colmi a donar come fanciulli.
Consunti e a sol cenere ridotti
sparse all’àreo vento
vivranno ancora scontrandosi
con tibie resti o altro
a formare l’eco che diventa amor